Osteria “il Parlamentino”
Osterie: sono assai numerose quelle dove Costa si riuniva con seguaci e popolani
All’inizio del movimento popolare non esistevano sedi di partito come le intendiamo oggi, per cui le prime riunioni si facevano nelle osterie, che la gente comune frequentava, luoghi di dibattito politico, incontri e, perché no, accese discussioni e scontri.
Tutto il centro di Imola era pieno di osterie, locande, vendite di vino, parecchie erano in via San Pier Grisologo.
In primo luogo citiamo E Parlaminté, Il Parlamentino, una delle poche ancora esistente che ha appeso ai muri foto dell’epoca. Si tratta dell’ex Chicôn, prima in via Aldrovandi, che si trasferì in via Mameli nel 1900, gestita dal vecchio Chicôn Baccherini.
Il nome deriva dalle accese discussioni tra fazioni diverse, la specialità era il friggione, piatto che il poeta Alfredo Oriani apprezzava quando scendeva in bicicletta dalla sua Casola per gustarlo.
Il friggione era fatto da cipolle, zucchine e peperoni fritti al sugo di pomodoro; una vera e propria ghiottoneria che sollecitava ad ordinare una razione di vino, se non due, in più del normale.
Si sa che il friggione romagnolo è assai più ricco e ben diverso da quello bolognese, quest’ultimo fatto solo di cipolla.
La signora Assunta, la cuoca, a quei tempi, cucinava sui fornelli a carbone, dove la fiamma si manteneva ravvivata con la ventarola e la cottura era così controllata di continuo. Usava tegami di terracotta, che davano una resa migliore anche perché erano già impregnati di umori e di sapori. Nel tegame metteva acqua e cipolle tagliate e quando la cipolla si era ammorbidita aggiungeva dello strutto (grasso di maiale) in modo da farla soffriggere; poi aggiungeva pomodori tagliati a tocchetti, zucchine e peperoni, sale e pepe, aglio e l’odore di rosmarino. Il tutto doveva bollire lentamente per un’ora almeno, poi l’Assunta aggiungeva prosciutto a tocchetti di mezzo centimetro, preparati e fatti rosolare in precedenza, e faceva cuocere ancora per una ventina di minuti a tegame chiuso. Si portava poi in tavola, dove il buon Chicôn, quando qualcuno pretendeva tovaglia e tovaglioli rispondeva seccato: Roba da aristocratici! e intercalava, Guèrda piutost a la biciclètà; come dire di preoccuparsi di cose più importanti.
Anche Angelo Negri e “Cita” Mazzini, fedeli discepoli e sodali di Costa, la frequentavano assiduamente.
Ci hanno entrambi lasciato scritti e materiali oggi ospitati in BIM, nel museo e nell’archivio del Comune.